Nunca es tarde, l’esperienza dell’Istituto Giorgi di Milano in Spagna

Facebook
Twitter
LinkedIn
“Nunca es tarde” è il titolo della rivista del Centro di Educazione Professionale per gli Adulti Maestro Martín Cisneros. In copertina sono raffigurate due mani che si toccano attraverso uno schermo e, in basso, la frase di C.F. Gauss: “Non è la conoscenza, ma l’atto dell’apprendimento, non è il possesso, ma l’atto di arrivare lì che concede il maggior diletto”. E ancora, nella controcopertina la citazione di A. Einstein: “Qualunque momento è perfetto per imparare qualcosa di nuovo”.
La scuola di Cáceres, gestita dalla dirigente A. Rubio e da uno staff di docenti affiatati e preparati è solo una tra le interessanti realtà che si occupano del processo di insegnamento-apprendimento nell’ambito dell’educazione per adulti che ho potuto conoscere durante la settimana trascorsa a metà maggio in Estremadura, grazie al progetto Erasmus + EDA’N EDA dedicato ad attività di formazione ed esperienze digitali avanzate. Insieme ad altri colleghi provenienti da diverse regioni italiane, giunti all’aeroporto di Madrid, siamo stati accolti da Jesús ed Evangelina, i nostri coordinatori e organizzatori per EGInA, che ci hanno introdotto nel mondo affascinante delle AUPEX, l’Associazione delle Università Popolari dell’Estremadura. Attraverso un programma vario ed intenso, abbiamo potuto toccare con mano le attività moderne ed efficaci presentate nei centri delle UP (Universides Populares), eccellenti osservatori della realtà sociale, aperti a tutti ed in particolare alle persone più vulnerabili: immigrati, donne, anziani, persone con disturbi e problematiche relazionati alla salute o alla violenza e/o che per disagio socio-economico non hanno a disposizione la strumentazione o le competenze per usufruirne. Durante gli incontri ho apprezzato l’accoglienza, la gentilezza e la professionalità dei formatori di tutti i centri visitati: UP, laboratori FAB, CEPA, Casa de la Mujermi ha colpito, in particolar modo, la sinergia messa in campo da tutti gli attori che si occupano di formazione verso un’utenza proveniente in particolar modo da una realtà rurale dove la pastorizia e l’allevamento sono ancora assi portanti dell’economia locale. Dall’assessore alla cultura che mette a disposizione le risorse economiche, ai sindaci che approvano e seguono i progetti, ai formatori – che devono avere un alto profilo professionale sia sul piano tecnico-informatico sia su quello umano-sociale – agli utenti che usufruiscono dei servizi e che restituiscono, anche attraverso gli elaborati che creano (affascinanti e utili gli oggetti realizzati con la stampante 3D), feed-back utili al miglioramento dei progetti messi in atto.
Un’efficace rete che ha come obbiettivo finale il popolo. Affinché la gente rimanga a vivere nei piccoli paesi delle Province di Cáceres e Badajoz e che possa formarsi, socializzare -ancor più dopo due anni di restrizioni a seguito della pandemia da Covid-19- e diventare autonoma nell’accesso ai servizi e uso della tecnologia. Ho visto tanta interculturalità, donne e uomini spagnoli, arabi, gitani o di altre culture cooperare ed imparare insieme ad usare il PC e gli elementi di base dell’informatica. Ho apprezzato la cura e l’attenzione nei confronti delle persone ma anche dell’ambiente, attraverso l’installazione di energie sostenibili: “l’Estremadura è la prima regione della Spagna produttrice di energia elettrica con risorse naturali” ci spiega Jesús mentre conduce la furgoneta con la quale attraversiamo la vasta prateria della dehesa.  Perché i nostri “Virgilio” non ci hanno regalato soltanto interessanti giornate dedicate alla formazione degli adulti e al confronto nell’ambito della digitalizzazione, ma anche momenti culturali nel senso più ampio del termine: dalla storia all’architettura, visitando città medievali e romaniche come Mérida con l’imponente Acueducto de los Milagros, Badajoz con l’immensa Alcazaba o Cáceres con il suo rinomato casco viejo, Patrimonio dell’Unesco. Ci siamo così immersi nella storia del territorio passando per i paesi natii dei conquistadores H.Cortés e F. Pizarro,  per le piazze delle città e luoghi d’incontro della movida spagnola, apprezzando la gastronomia – le tapas con  il prelibato formaggio del Casar o il jamón ibérico – la natura circostante, l’altopiano e i vasti campi con i querceti dai cui frutti si ricava il tipico liquore di bellota – e il Parco nazionale del Monfragüe con i ripidi canyon sorvolati dalle onnipresenti cicogne e dai rapaci. E tanto altro…
L’Estrematura, a torto, viene considerata una località turistica di serie B rispetto ad altre zone della Spagna, anche a seguito della mancanza di un’ efficace rete di collegamento dei trasporti. Ma forse, proprio grazie a questo, resta un luogo incantato e, una volta scoperto, vien voglia di tornarci.
Un ringraziamento speciale ai compagni di viaggio di EDA ‘N EDA e all’Istituto G. Giorgi di Milano che mi ha dato la possibilità di vivere quest’esperienza che, sotto il profilo umano e professionale, ha arricchito le mie competenze digitali, interculturali e linguistiche  e di tornare a Cáceres, la città dove vent’anni anni prima, da studente universitario, avevo vissuto un altro magnifico Erasmus.