Competenze Digitali, in che direzione stiamo andando?

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È il 2006 quando il Parlamento Europeo dà una prima definizione di quelle che sono le competenze digitali: “la competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet.”

Ma oggi a che punto siamo, soprattutto in Italia?

Oggi, più che mai, l’avere competenze digitali nel mondo lavoro sembra essere un concetto sempre più predominante; ma anche e soprattutto nella ricerca di un nuovo impiego dove avere determinate “skills” (competenze) nel settore digitale può rappresentare una variante determinante. Diversamente dal passato dove, queste competenze rappresentavano un surplus, oggi sono per lo più indispensabili per sapersi districare nel mondo di internet.

In conseguenza a quello che attualmente ogni paese sta vivendo, a causa della pandemia dovuta al coronavirus, l’alternativa digitale sembra essere un valido quando indispensabile mezzo che rende possibile ciò che in presenza non lo è più, almeno per ora. Molti settori professionali hanno fatto una brusca sterzata, riprogrammando il proprio concetto di azienda. Lo smartworking (lavoro agile) che permette ai lavoratori di proseguire nelle proprie attività lavorative svolgendole da remoto, senza recarsi sul proprio posto di lavoro è il nuovo approccio che molte aziende stanno adottando, principalmente per contingentare il numero di persone negli stessi ambienti. A ciò si aggiunge l’ipotesi, per alcune di esse, di adottare questa prassi dello smartworking anche successivamente al problema della pandemia, per i benefici che stanno riscontrando.

Un articolo pubblicato su CEDEFOP pone l’attenzione sull’evidente disuguaglianza – in termini di competenze digitali – che ancora persiste tra di diversi paesi dell’Unione Europea con un gap importante tra il nord e il sud. E l’Italia risulta essere nel gruppo che ancora fatica a raggiungere una percentuale di popolazione digitalizzata tale da potersi considerare al passo con il resto dei paesi del nord. Solo tra il 20-30% dei cittadini risultano avere capacità nel settore digitale.
Lo studio evidenzia inoltre che il divario si amplia tra giovani e meno giovani, dove i primi dimostrano avere competenze maggiori. Inoltre, si delinea una notevole difficoltà da parte delle aree rurali di riuscire a stare al passo con le grandi metropoli, dove diversamente i servizi e la connessione internet viaggiano molto più velocemente.

È senza dubbio un gradino difficile da appianare, ma quando meno necessario da livellare per poter far fronte alle richieste del mondo del lavoro, dove le abilità e la conoscenza del mondo digitale non sono più dettagli opzionali. Non si tratta di professioni legati al settore informatico, bensì molti altri settori che si sono aperti alla vendita online di prodotti o servizi richiedono personale capace di gestire questi nuovi processi.