Attività di follow-up del CPIA 1 Cagliari, relazione di Chiara

Facebook
Twitter
LinkedIn

Attività di follow-up del CPIA 1 Cagliari, relazione di Chiara.

In occasione della summer school, tenutasi a Rovigno nel mese di luglio ho potuto partecipare al corso di formazione “Digital Tools for Students with Special Needs”, tenuto da Simone Donnari, Valentina Canonico e Rosa Santoro (Centro Atlas, Perugia). Rispetto al mio progetto iniziale, gli aspetti che ho potuto maggiormente approfondire si legano alla conoscenza di possibili usi e applicazioni delle tecnologie volte a sviluppare le competenze di narrazione anche autobiografica, la creatività e l’espressione del sé anche nell’ottica anche di un utilizzo in contesto carcerario.

In particolare ho scoperto alcune possibilità, legate all’uso delle tecnologie, di poter coinvolgere in maniera creativa gli studenti con difficoltà di comunicazione o perché non italofoni. Il corso si è aperto con una richiesta importante: quella di concentrarsi su di noi, stravolgendo l’automatismo di considerare la formazione solo in prospettiva di un riutilizzo rivolto agli altri. Un altro aspetto in parte spiazzante e – apparentemente – incoerente riguarda il doppio binario su cui il centro Atlas e i suoi operatori lavorano: tecnologia e arte terapie sembrerebbero infatti rappresentare due metodologie opposte, e capita spesso che chi si occupi di manualità odi le macchine e viceversa. A noi viene chiesta libertà progressiva e un bel po’ di fiducia, nel muoverci nello spazio a suon di musica, disegnare le nostre emozioni e scambiarle con gli altri, entrare nello schermo con un avatar e inventarci poesie estemporanee con il metodo caviardage. Descrivere tutte le nostre esperienze sarebbe riduttivo, ma ciò che ho trovato più commovente è stato certamente vedere come uno schermo possa essere intermediario tra un adulto e un bimbo autistico: se non ci si può vedere in faccia, si può guardare nella stessa direzione! L’esperienza di Rovigno si è legata davvero a un momento di forte benessere e ispirazione, quest’ultima nata soprattutto dalla grande passione trasmessa non solo dai formatori, ma anche dagli organizzatori che mi sento di ringraziare per il lavoro importante che hanno svolto, per la disponibilità e il buonumore tenuto anche in evento così importante e impegnativo.

Durante l’anno scolastico ho scelto di utilizzare alcune metodologie apprese nel corso all’interno della mia attività scolastica, in collaborazione con un altro docente del Cpia 1 Cagliari presente a Rovigno, il Prof. Basilio Littarru e con la docente di tecnologia Margherita Pisano. Avendo espresso la necessità di testare nuove metodologie per agevolare l’espressione di sé e il racconto autobiografico ho scelto di utilizzare una tecnica, che è stata usata durante il corso e che io già avevo sperimentato in precedenza nel mio lavoro del carcere minorile. Ho infatti adoperato con gli studenti un metodo di scrittura creativa poetica che aiuta a sbloccare la creatività, rompendo il tabù del foglio bianco. Si parte infatti dal testo già scritto, ad esempio una pagina di vecchio libro, oppure un articolo di giornale e si selezionano delle parole annerendo le righe di ciò che non si vuole raccontare. Una sorta di poesia che nasce dal negativo della pagina. Attraverso questa tecnica e all’uso di ulteriori tecniche artistiche si creano delle piccole poesie in cui emergono le emozioni e i pensieri “bloccati”. La novità, nata dall’esperienza di EDA’n’EDA, nasce dall’uso del corrispettivo digitale di questa tecnica tramite l’uso in classe dell’applicazione blackoutpoetry.co e dalla collaborazione con il Prof. Litarru che ha animato l’attività digitale. L’attività si è svolta in primo laboratorio creativo con materiali cartacei di vario tipo e un secondo laboratorio di creazione poetica digitale. Di seguito alcuni esempi dei lavori digitali sviluppati.

I miglioramenti relativi a questo tipo di attività sono da individuare prima di tutto nella creazione di una rete di collaborazione e sperimentazione tra docenti, che ha coinvolto anche la docente di tecnologia che non ha preso parte a EDA’n’EDA. In secondo luogo, si è sperimentata un’attività che ha incluso tutto il gruppo, formato da italiani e stranieri, lavorando su più competenze: da quelle strettamente linguistiche, legate alla lettura e selezione di testi, scelta delle parole, alla sfera informatica relativa alla navigazione web e selezione di testo, fino a quella più emotiva e creativa.